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La Corte d’Assise di Vicenza ha scritto una pagina fondamentale nella storia della giustizia ambientale italiana, pronunciando una sentenza che segna un punto di svolta nella lotta contro l’inquinamento da PFAS.
Dopo quattro anni di processo, undici ex dirigenti e manager della Miteni di Trissino sono stati condannati a un totale di 141 anni di reclusione, pene ben superiori alle richieste dell’accusa. La sentenza riconosce la gravità del disastro ambientale che ha colpito le province di Vicenza, Verona e Padova, mettendo a rischio la salute di oltre 350.000 persone e contaminando la seconda falda acquifera più grande d’Europa.
Le pene inflitte ai singoli imputati variano da un minimo di 2 anni e 8 mesi fino a un massimo di 17 anni e mezzo. I reati riconosciuti sono avvelenamento delle acque, disastro ambientale e inquinamento ambientale. Il collegio giudicante, presieduto dal giudice Antonella Crea, ha accolto il robusto impianto accusatorio costruito dalla Procura e supportato da una vasta documentazione scientifica, in particolare dagli esperti dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Oltre agli ex vertici Miteni, la sentenza riconosce la responsabilità delle multinazionali Mitsubishi e Icig, che hanno detenuto la proprietà dell’azienda nei periodi cruciali dell’inquinamento. Queste società sono state condannate a risarcire i danni, insieme agli imputati, parti civili tra cittadini, enti locali e il Ministero dell’Ambiente, cui spettano 58 milioni di euro.
Le reazioni e il significato della sentenza
Questa sentenza rappresenta il primo vero punto fermo giudiziario sulla vicenda PFAS in Veneto e un precedente importante per la giurisprudenza ambientale italiana. Le pene inflitte superano di vent’anni le richieste della Procura, segno della volontà del tribunale di riconoscere la gravità e la portata del disastro. Si tratta di una svolta che potrebbe influenzare futuri procedimenti per reati ambientali, rafforzando la responsabilità penale e civile delle imprese e dei loro dirigenti.
Per approfondire: ItaliaOggi, L’Indipendente
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